Capitolo 08

Dopodiché tre duchi Longobardi, Amo, Zaban e Rodano, invasero le Gallie. Amo prese la strada di Ebredun e giunse a Machovilla, che Mummolo aveva ottenuto per concessione del Re e qui pose il campo. Invece Zaban discese verso la città Die e raggiunse Vienne. Infine Rodano si diresse verso la città di Grenoble. Amo sconfisse gli abitanti della provincia di Arles e delle città vicine e spingendosi fino al campo Lapideo, che si trova presso Marsiglia, saccheggiò tutto ciò che poteva trovare. Preparandosi per assediare Aix, accettò ventidue libbre d'argento per ritirarsi. Allo stesso modo Rodano e Zaban distrussero con rapine e incendi i luoghi per i quali passavano. Quando ciò fu riportato al patrizio Mummolo, si fece incontro con un forte esercito per primo a Rodano, che stava sottomettendo Grenoble e venuto a battaglia, distrusse gran parte del suo esercito e obbligò lo stesso Rodano, ferito da una lancia, a rifugiarsi su alti monti. Da qui, con cinquecento uomini che gli erano rimasti, raggiunse Zaban, che stava assediando Vienne, passando per cammini impervi nei boschi, e gli raccontò tutto quello che era successo. Mentre si recavano insieme verso Embrun saccheggiando ogni cosa, gli venne incontro Mummolo con un grande esercito e scoppiata la battaglia li vinse. Al che Zaban e Rodano, ritirandosi in Italia, giunsero a Susa. A quel tempo il magister militum Sisinnio teneva questa città per conto dell'Imperatore. Presso di lui si recò uno schiavo di Mummolo recando una sua lettera nella quale si diceva che i due duchi si stavano avvicinando. Venuti a conoscenza di ciò Zaban e Rodano subito lasciarono quel luogo per rientrare nei propri territori. Appresi questi fatti, Amo, raccolto tutto il bottino, si preparò per tornare in Italia. Ma siccome c'era ancora la neve, ne lasciò una grande parte, a fatica poté attraversare le Alpi con i suoi e così tornò in patria.

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