Tuttavia i vescovi che si recarono al funerale di san Gallo, dopo averlo seppellito, dissero al presbitero Catone: "Vediamo, che la maggior parte del popolo di apprezza: vieni, unisciti a noi e con la nostra benedizione ti consacreremo vescovo. Il Re è uno sciocco e se te ne attribuirà la colpa, ti sosterremo, ci uniremo con i nobili e i notabili del regno di Teodebaldo, affinché non ti sia arrecato alcun danno. Credi in noi, che ci impegnamo completamente per te, se avrai a subire qualche danno, ti sarà rifondato dai nostri beni". Al che questi, montatosi la testa di vana gloria, disse: "Conoscete la mia reputazione: ho vissuto sempre religiosamente fin dall'inizio, crescendo nel digiuno, dedicandomi alle elemosine, cantando con costanza durante le ore notturne. Il signore mio Dio non accetta che sia privato di questa ordinazione, a cui ho dedicato tanto servizio. Infatti fui sempre sorteggiato ai gradi clericali per la legge canonica. Fui lettore per dieci anni, esercitai il ministero del suddiaconato per cinque anni, diacono per quindici, infine, ebbi l'onore di essere presbitero per venti. Che cosa mi rimane da compiere quindi se non prendere l'episcopato che si meritano i miei fedeli servizi? Tornate quindi alle vostre città ed esercitate ciò che è più adatto ai vostri interessi. Nel frattempo io assumirò questo onore secondo la legge canonica". Ascoltando ciò i vescovi maledissero la sua presunzione e se ne andarono.
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