Capitolo 11

Anche il giorno seguente, per celebrare la commemorazione del principe degli apostoli, su invito del Re celebrò la messa solenne in quella stessa chiesa. Qui si salutarono reciprocamente e allo stesso modo ricevettero i cittadini per poi ritornare in città. Per mezzo dei suoi nobili il giorno dopo il Re invitò il sant'uomo a recarsi a palazzo. E accolto dal Re con straordinari onori, gli rivolse parole di pace, scongiurandolo di non opprimere oltre la provincia di Ravenna con la campagna in corso, ma che piuttosto restaurasse il territorio di Ravenna con le città che le aveva tolto, così come la fortezza di Cesena. Alla fine il Re, dopo molta resistenza, accettò di ampliare il territorio di Ravenna, così come era prima, e restituì ai romani due parti del territorio di Cesena. Ma trattenne la terza parte come diritto di passaggio fino al primo di giugno, quando i suoi messi sarebbero ritornati alla città regia. Allora avrebbe restituito allo stato romano quella fortezza e la terza parte del territorio, che teneva come forma di garanzia. Dopodiché il Re, uscito dalla città, condusse il sant'uomo lungo il cammino fino al Po. Qui si salutarono con una composta cerimonia e mentre il pontefice ritornava, il Re assolse l'impegno di restituire i territori di Ravenna e di Cesena dando come garanzia i suoi duchi, i nobili e altri uomini. Così fu fatto. Dio operò con meraviglia e i Ravennati e gli abitanti della Pentapoli furono liberati dalla calamità e dall'oppressione che li teneva prigionieri. Ed ebbero frumento e vino in abbondanza.

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