Riunitisi di nuovo il sabato, colto da grazia divina, gli si rivolse con placite parole ispirate da Dio e gli disse di astenersi da atti ostili e spargimenti di sangue e di seguire sempre la via della pace. Convinto dal suo pio eloquio, ammaliato dalla fermezza del sant'uomo e dalla sua ammonizione, il Re gli concesse tutto ciò che aveva chiesto per grazia dello Spirito santo e gli restituì le quattro città con gli abitanti che aveva sottratto due anni prima nel corso dell'assedio per catturare il duca Trasimondo di Spoleto. Nell'oratorio di San Salvatore, sito nella chiesa edificata a nome del beato Pietro, gli concesse in donazione il patrimonio della Sabinia, che gli era stato sottratto per quasi trent'anni insieme a Narni, Osimo, Ancona e Numana e la valle chiamata di Magna nel territorio di Sutri. E confermò una pace di vent'anni con il Ducato romano. Inoltre inviate delle lettere sia in Toscana che oltre il Po, restituì al beatissimo pontefice tutti i prigionieri che deteneva delle diverse province romane, insieme ai prigionieri di Ravenna e i consoli Leone, Sergio, Vittore e Agnello.
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