Cronaca di Giovanni di Biclaro

Questa cronaca è stata scritta da Giovanni di Biclaro, alla fine del VI secolo. Le intenzioni dell'autore sono esplicitate fin dall'inizio, come continuazione delle cronache di illustri scrittori precedenti come Eusebio di Cesarea, San Gerolamo, Prospero d'Aquitania e Vittore di Tunnuna. Si concentra sugli eventi del Regno dei Visigoti tra gli anni 566 e 589 mantenendo però un evidente contatto con l'Impero Romano d'Oriente. Gli anni di regno degli Imperatori sono infatti utilizzati insieme agli anni di regno dei sovrani Visigoti per marcare il succedersi del tempo. Si riportano inoltre alcuni eventi orientali come le guerre persiane. L'obiettivo principale dell'opera sembra però la conversione dei Visigoti dall'Arianesimo al Cattolicesimo, che avvenne con l'ascesa al trono di Reccaredo, di cui lo stesso autore fu testimone e visse in prima persona.

Nota del traduttore
La traduzione si basa sulla versione critica di edita da Theodore Mommsen per il Monumenta Germaniae Historica, nel 1894.

Versione originale completa online

Nota di traduzione
Per i nomi di persona e di luogo si è cercato di seguire la dizione italiana più diffusa. Nel primo caso, si sono utilizzate le versioni italiane correnti dei nomi antichi. È questo il caso di Carlo o Gregorio. Per Pipino, benché non sia una versione italiana corrente, la si è comunque mantenuta per tradizione storiografica. Per nomi che non hanno un italiano equivalente diffuso si è cercato comunque di italianizzarli. Questo perché avrebbe comportato un ulteriore lavoro di interpretazione risalire all'originale germanico, spesso nascosto sotto le diverse versioni latine.
Si è cercato di mantenere quanto più possibile gli epiteti dei personaggi, anche a discapito della fluidezza della lettura, in quanto spesso nascondono evoluzioni storiche o sociali.
Nel caso dei nomi di luoghi si è utilizzata la versione italiana qualora presente, in alternativa la versione in lingua locale.
Si sono abolite tutte le formule qui dicitur, qui vocant perché eccessivamente ridondanti.
Nel limite del possibile si è cercato di utilizzare una traduzione univoca a fronte del medesimo lemma latino. Questo salvo fastidiose ripetizioni o la necessità di esprimere un concetto più complesso con una traduzione italiana più adeguada.
Per il tempo si è mantenuta la versione latina, ad esempio quarte idi di luglio e non dodici luglio. Si è pensato che, a discapito dell'immediata comprensione per il lettore moderno, la dicitura antica sia in grado di restituire meglio il senso del tempo degli autori delle cronache. L'organizzazione del materiale del sito segue però la scansione del tempo contemporanea.