Dopo la morte di Alfonso, fu eletto Re Ramiro, figlio del principe Veremondo. Ma a quel tempo si trovava nella provincia di Bardulia per prendere moglie. A causa della sua assenza accadde che Nepoziano, conte Palatino, usurpò il regno illegalmente. Pertanto Ramiro, appresa la morte di suo cugino Alfonso e dell’usurpazione di Nepoziano, entrò a Lugo in Galizia e radunò tutto l’esercito della provincia. Poco dopo fece irruzione nelle Asturie, mentre Nepoziano gli si fece incontro con truppe di Asturiani e Baschi, presso il ponte sul fiume Narcea. Subito tradito dai suoi, si diede alla fuga e fu catturato da due conti, Scipione e Somnane, nel territorio premoriense. Riconosciuto colpevole gli furono cavati gli occhi e fu rinchiuso in un monastero. Successivamente una flotta di Normanni provenienti dal nord approdò presso la città di Gijon e seguirono per la città di La Coruña. Venuto a conoscenza di ciò, Ramiro, già incoronato re, inviò contro di loro un esercito comandato da conti e duchi e ne fece strage, tanto da bruciarne persino le navi. I superstiti attaccarono quindi Siviglia, città della Spagna, e fatto bottino, uccisero molti Caldei col ferro e col fuoco.
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