Quindi ritornato il deprecabile vescovo all’esercito, così disse: «Sbrigatevi e combattete, perché con loro non si può scendere a patti ma solo passarli a fil di spada». Presero quindi subito le armi e si lanciarono nella battaglia, costruirono le fionde, scaricarono i proiettili, fecero scintillare le spade, brandire le lance e scagliarono frecce senza sosta. Ma la forza del Signore non stava con loro. Infatti nel momento in cui le fionde scagliarono le pietre e colpirono la santa casa della sempre Vergine Maria, le pietre ritornarono su chi le aveva lanciate trucidando i Caldei. E poiché il Signore ignorava il numero delle lance, ma porgeva la mano secondo la propria volontà, usciti i suoi fedeli dalla caverna per dare battaglia, i Caldei subito vennero volti in fuga e divisi in due gruppi, subito il vescovo Oppa venne catturato e Alkama ucciso. In quello stesso luogo centoventiquattromila Caldei furono uccisi; sessantatremila, di quelli che sopravvisero, salirono sulla cima del monte Auseba e scesero rapidamente da quella parte scoscesa che il popolo chiama Ammosa, fino al territorio di Liébana. Ma nemmeno questi fuggirono alla vendetta del Signore. Infatti quando passarono per la cima del monte che è posto lungo la riva del fiume Deva verso il fondo di Casedagia, il giudizio del Signore si manifestò al punto che una parte dello stesso monte, sgretolandosi fino alle fondamenta, gettò nel fiume i sessantatremila Caldei allibiti, e tutti li uccise. E qui ancora oggi il fiume, quando in inverno riempie il suo alveo e rompe gli argini, mostra chiaramente le loro insegne e le loro ossa. Non crediate che questo miracolo sia frutto di fantasia, ma ricordate che chi sommerse gli Egiziani nel Mar Rosso mentre inseguivano gli Israeliti, allo stesso modo schiacciò gli Arabi, che perseguivano la chiesa del signore, con l’immensa mole della montagna.
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