Cronaca di Alfonso III edizione «a Sebastian»

Cronaca degli ultimi re Visigoti e dei primi re Asturiani. L'autore del testo è dibattuto. Gli ultimi studi lo attribuiscono ad Alfonso III re delle Asturie, mentre precedentemente era accreditato un certo vescovo Sebastiano.
La cronaca suddivide la narrazione secondo il succedersi dei monarchi. La datazione è però molto imprecisa.

Nota del traduttore
La traduzione procede dalla versione pubblicata da Zacaría García Villada nel 1918 per l'edizione Sucesores de Rivadeneyra di Madrid. Si tratta di uno studio completo e molto approfondito sui diversi manoscritti che riportano la cronaca. Il curatore delinea quattro redazioni principali della cronaca, di cui, in particolare, le prime due pubblicate interamente, mentre per le altre sono riportate solo le varianti. Quella qui tradotta è la prima delle redazioni, considerata l'originale primitivo da cui sarebbero state poi redatte le succesive.

Versione originale completa online

Uno studio più recente, di Juan Gil Fernandez, smonta questa tesi. Sostenendo che la versione «a Sebastian» sarebbe una elaborazione erudita di un testo originale, dal quale sarebbe scaturita anche la edizione definita «rotense».

Nota di traduzione
Per i nomi di persona e di luogo si è cercato di seguire la dizione italiana più diffusa. Nel primo caso, si sono utilizzate le versioni italiane correnti dei nomi antichi. È questo il caso di Paolo o Alfonso. Per nomi più rari, soprattutto di origine germanica o islamica, benché non esista una versione italiana corrente, si è comunque mantenuta quella più diffusa nella tradizione storiografica. Per nomi che non hanno un italiano equivalente diffuso si è cercato comunque di italianizzarli. Questo perché avrebbe comportato un ulteriore lavoro di interpretazione risalire all'originale germanico, spesso nascosto sotto le diverse versioni latine.
Si è cercato di mantenere quanto più possibile gli epiteti dei personaggi, anche a discapito della fluidezza della lettura, in quanto spesso nascondono evoluzioni storiche o sociali.
Nel caso dei nomi di luoghi si è utilizzata la versione italiana qualora presente, in alternativa la versione in lingua locale.
Si sono abolite nel limite del possibile le formule qui dicitur, qui vocant perché eccessivamente ridondanti.
Nel limite del possibile si è cercato di utilizzare una traduzione univoca a fronte del medesimo lemma latino. Questo salvo fastidiose ripetizioni o la necessità di esprimere un concetto più complesso con una traduzione italiana più adeguada.

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