Il principe Carlo, dopo aver domato i popoli che abitavano tutt'intorno, mentre approfittava della pace per sistemare le cose interne al regno, ricevette nello stesso anno una seconda legazione del beatissimo Papa Gregorio inviata dalla sede apostolica. Portando grandi doni, questi gli offrì le chiavi del venerando sepolcro di Pietro principe degli apostoli e la sua preziosa amicizia, cosa che fino a quel momento nessun presule romano aveva inviato ad alcun principe dei Franchi. Il presule Gregorio gli inviò una lettera con cui lo nominava principe dei Romani, poiché il popolo Romano, lasciata la dominazione dell'imperatore, avrebbe voluto porsi sotto la sua difesa e invitta clemenza. Questi, contraccambiando con gioia e rendendo grazie a Dio, condusse i legati ai propri possedimenti con doni ancor più grandi. Quello stesso anno inviò quindi alcuni religiosi tra i suoi fedeli con grandi doni verso i territori del beato Pietro principe degli apostoli, quali Grimone, Abate del monastero di Corbie, e Sigiberto monaco di Saint-Denis, e tramite loro rispose tutto ciò che gli sembrava appropriato con una lettera scritta al presule. In questo stesso anno, il principe Carlo si accorse di essere malato per cui, convocati tutti i nobili, divise il suo regno tra i suoi figli in modo uguale. Al primogenito Carlomanno spettò l'Austrasia, l'Alemannia e la Turingia, mentre al più giovane Pipino concesse la Neustria, la Burgundia e la Provenza. Compiuto questo rito, Pipino, già fatto principe, per corregere alcune pendenze condusse l'esercito in Burgundia e migliorò con un governo solido quelle cose che dovevano essere aggiustate per l'amministrazione dei popoli che gli erano stati assegnati. In quello stesso anno apparirono segni nel sole, nella luna e nelle stelle e il santissimo ordine della Pasqua ne venne turbato. Inoltre il principe Carlo avvicinandosi alla città di Parigi, si recò al sepolcro del beatissimo martire Dionigi per ascoltare una orazione, e subito dopo l'orazione fece una grande donazione con animo devoto. Quindi proseguì per Quierzy, situata sul fiume Oise, nella quale colpito da una febbre molto forte spirò, dopo aver sottomesso tutti i popoli situati attorno al dominio dei Franchi. Resse il popolo dei Franchi per ventiquattro anni e sei mesi. Morì alle XI Calende di novembre e fu sepolto non lontano da Parigi, nella basilica di Saint-Denis martire. Mentre Carlo era ancora in vita aveva diviso il suo regno tra i propri figli Carlomanno e Pipino, al suo terzogenito, Grifone, che aveva avuto dalla concubina Sonichilde, che aveva condotto prigioniera dalla Baviera, assegnò una parte nel mezzo del suo regno, vale a dire una parte della Neustria e una dell'Austrasia e della Burgundia. Di questa terza porzione, che il principe aveva trasmesso in punto di morte al giovane Pipino, al suo terzogenito, Grifone, i Franchi erano molto contrariati, poiché si sarebbero divisi per il consiglio di una donna malvagia e sarebbero stati disgiunti dai legittimi eredi. Radunatisi in assemblea e coinvolti i principi Carlomanno e Pipino, unirono l'esercito per catturare Grifone. Saputo ciò, Grifone fuggì rapidamente con sua madre Sonichilde e con quelli che volevano seguirli e si asserragliò a Laon. Carlomanno e Pipino posero quindi l'assedio alla fortezza. Capendo quindi Grifone di non avere possibilità di fuga, si consegnò alla clemenza dei suoi fratelli. Preso in custodia da Carlomanno fu inviato a Neufchâteau. Sonichilde invece fu inviata al monastero di Chelles.
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